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sabato 10 dicembre 2022

Bertolt Brecht 1898 - 1956






Bertolt Brecht 1898 - 1956

Sesto sonetto

dai "Sonetti di Augusta"

Quando, un tempo, ti ero affezionato
non è poi che il mio amore fosse smania:
se non si desidera, forse, non si sente la mancanza
Se la gioia è poca, anche il dolore è scarso.

Meglio che: molta gioia è: nessun cruccio,
meglio che perdere è: l'essere paghi.
La voluttà degli uomini è: non soffrire mai.
L'aver potuto è bene, pessimo: l'aver dovuto.

Naturalmente questo è un precetto meschino.
Non è mai stato ricco, chi non ha perso mai niente!
Io non dico neppure, che sarei stizzito...

Intendo solo questo: se uno non ha nessun amore
non ha neanche un'epoca grama che lo attende.
Tuttavia noi non siamo i padroni delle cose.

Sechstes Sonett

Aus den "Augusburger Sonetten"

Als ich vor jahr und tag mich an dich hing
war ich darauf nicht allzu sehr erpicht;
wenn mann nicht wünscht, vermißt man vielleicht nicht
gab's wenig lust, ist auch der gram gering.

und besser ist: kein gram als; viele lust
und besser als verlieren; sich bescheiden.
der männer wollust ist es: nicht zu leiden.
gekonnt ist gut, doch allzu schlimm; gemußt.

natürlich ist das eine schäbige lehre
der war nie reich, der niemals was verlor!
ich sag auch nicht, dass ich verdrießlich wäre....

ich meine nur; wenn einer an nichts hinge
dem stünd auch keine schlimme zeit bevor.
indessen sind wir nicht die herrn der dinge.


Da leggere il mattino e la sera

da "Poesie 1933-1938"

Quello che amo
mi ha detto
che ha bisogno di me

Per questo
ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia
mi possa uccidere

Morgens und abends zu lesen

Der, den ich liebe
hat mir gegagt
Daß er mich braucht.

Darum
Gebe ich auf mich acht
sehe auf meinen Weg und
Fürchte von jedem Regentropfen
Daß er mich erschlagen Könnte

Tra tutte le opere

da "Poesie inedite e sparse 1913-1933"

Tra tutte le opere
io prediligo quelle usate.
I bacili di rame ammaccati, appiattiti sugli orli,
le forchette e i coltelli dai manici di legno
che molte mani hanno logorato : queste mi parvero
le più nobili forme. Così anche i selci
che circondano le vecchie case,
smussati dai molti piedi che li calpestarono,
coi ciuffi d'erba che vi crescono in mezzo : queste
sono felici opere.

Entrate nell'uso molteplice, sovente variando aspetto,
migliorano la loro guisa, si fanno pregevoli
perchè sovente saggiate.
Persino i frammenti di sculture
con le loro mani mozze m'incantano. Per me
vissero anch'essi. Furono portati anche se poi lasciati cadere.
Anche se travolti stettero pure a non grande altezza.
Gli edifici mezzo diroccati
riprendono l'aspetto di maestosi disegni
ancora incompiuti : le loro belle misure
sono già intuibili; è necessario però
il nostro intendimento. Eppure
hanno già servito, sono anzi già sorpassati. Il sentirlo
mi rende felice.

Von allen Werken

Von allen Werken, die liebsten
Sind mir die gebrauchten.
Die Kupfergefäße mit den Beulen und den abgeplatteten Rändern
Die Messer und Gabeln, deren Holzgriffe
Abgegriffen sind von vielen Händen: solche Formen
Schienen mir die edelsten. So auch die Steinfliesen um alte Häuser
Welche niedergetreten sind von vielen Füßen, abgeschliffen
Und zwischen denen Grasbüschel wachsen, das
Sind glückliche Werke.

Eingegangen in den Gebrauch der vielen
Oftmals verändert, verbessern sie ihre Gestalt und werden Köstlich
Weil oftmals gekostet.
Selbst die Bruchstücke von Plastiken
Mit ihren abgehauenen Händen liebe ich. Auch sie
Lebten mir. Wenn auch fallen gelassen, wurden sie doch getragen.
Wenn auch überrannt, standen sie doch nicht zu hoch.
Die halbzerfallenen Bauwerke
Haben wieder das Aussehen von noch nicht vollendeten
Groß geplanten: ihre schönen Maße
Sind schon zu ahnen; sie bedürfen aber
Noch unseres Verständnisses. Anrerseits
Haben sie schon gedient, ja, sind schon überwunden. Dies alles
Beglückt mich.


Quello che in te era altura

da "Poesie 1933-1938"

Quello che in te era altura
lo hanno spianato
e la tua valle
L'hanno interrata.
Sopra di te passa
una strada comoda.

Was an dir berg war

Was an dir Berg war
Haben sie geschleift
Und dein Tal
Schüttete man zu
Über dich führt
Ein Bequemer Weg.


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Bertolt Brecht, all’anagrafe, Eugen Berthold Friedrich Brecht, è un drammaturgo, poeta, regista teatrale e saggista tedesco. Nasce il 10 febbraio 1898 ad Augusta, in Germania, da una benestante famiglia borghese (il padre è amministratore delegato di un’importante impresa industriale).

Si trasferisce a Monaco dove compie le prime esperienze teatrali, esibendosi come autore-attore. Il suo esordio, inoltre, è fortemente influenzato dall’Espressionismo.

Aderisce allo schieramento marxista e sviluppa la teoria del “teatro epico” in base a cui lo spettatore non deve immedesimarsi durante la rappresentazione, anzi, deve mantenere una distanza critica per riuscire a riflettere su quello che vede in scena. L’autore, invece, deve utilizzare canzoni, elementi parodistici e una sceneggiatura molto ben studiata per creare un effetto di estraniamento, un distacco critico.

Nel 1928 Brecht raggiunge un grande successo con Opera da tre soldi, un rifacimento del celebre dramma popolare inglese del ‘700 di J. Gay dove mette in scena una rappresentazione spettacolare, ricca di colpi di scena, con bellissime e graffianti canzoni e ballate scritte da Kurt Weill.

Un’opera in cui la differenza tra criminali e persone rispettabili sparisce del tutto. Sono i soldi a rendere le persone tutte uguali, cioè corrotte. Una critica, quindi, nei confronti della società del tempo.

Costretto a lasciare la Germania a causa della salita al potere del Nazismo, peregrina per 15 anni attraverso molti Paesi fino al 1941, anno in cui si stabilisce negli Stati Uniti. Al termine del secondo conflitto mondiale, diventato ormai sospetto dalle autorità americane per le sue polemiche politiche e sociali, lascia gli Stati Uniti e si trasferisce nella Repubblica Democratica Tedesca, a Berlino, dove fonda la compagnia teatrale del Berliner Ensemble, che possiamo definire il tentativo concreto di realizzare le sue idee. Compagnia teatrale che diventa, in seguito, una delle più affermate dell’epoca.

Bertolt Brecht muore a Berlino Est il 14 agosto 1956, all’età di 58 anni a causa di un infarto cardiaco. Quel che ci lascia in eredità è veramente molto, come una serie di poesie che possono considerarsi tra le più toccanti della lirica tedesca novecentesca. Del resto, la sua scrittura poetica è diretta e vuole essere utile, senza portare il lettore in mondi fantastici o particolarmente enigmatici.

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CITAZIONI



« Vi sono alcune cose – poche! – capaci di commuovere l’uomo, ma il male è che, se le usate di frequente, perdono il loro effetto. »

Cattiveria




Bertolt Brecht 1898 - 1956

Bertolt Brecht  1898 - 1956 Sesto sonetto dai "Sonetti di Augusta" Quando, un tempo, ti ero affezionato non è poi che il mio amore...